RomaReport mi ha contattato per rispondere ad alcune domande, riporto qui il testo che gli ho inviato, la riproduzione è concessa solo a Massimiliano Di Giorgio e RomaReport.
L'intervista è stata utilizzata in minimissima parte, qui sotto l'estratto che riporta alle mie dichiarazioni, l'articolo è intitolato "La guerra delle piste ciclabili" e potete trovarlo su RomaReport (link):
"Le ciclabili transitorie sono indicate da cartelli e delimitate da una striscia di vernice, non da cordoli, è vero. Ma, come fa osservare Bikediablo, pseudonimo di un ciclomobilista che anima il blog Ciclabili a Roma e monitora giornalmente le nuove bike lane, anche le strisce pedonali o i posti sosta, le corsie d’emergenza e spesso anche le preferenziali, per non parlare della divisione tra i due sensi di marcia, sono delimitate così: il che non significa che non vadano rispettate.
In gran parte, poi, si tratta di percorsi che collegano piste permanenti, già esistenti o da realizzare, quindi progettati secondo uno schema preciso."
L'importante è che se ne parli, ma soprattutto che ci sia informazione corretta sull'argomento, quindi sono contento che il blog abbia avuto visibilità in modo tale che romani e non, conoscano le opportunità ed i problemi della mobilità ciclabile.
L'intervista
La richiesta:
“vorremmo scrivere una storia sulla questione della "guerra" sulle piste ciclabili, transitorie o meno.
Ovviamente ogni pista ha la sua storia, ma ci pare che ci siano alcuni elementi in comune, tra
• boom di ciclisti,
• fastidio dei non ciclisti e sostenitori dell'auto a tutti i costi,
• effettivi problemi di alcune piste,
• strumentalizzazioni e scontri politici
• (anche dentro il M5s, ma anche contro il M5s usando bici etc come mezzo).
Le mie risposte.
Premessa: da anni uso il temini ciclomobilista al posto di ciclista perché rende l’idea dell’uso del mezzo non solo per fini sportivi o diportistici (pur legittimi e sacrosanti), ma per la vita quotidiana:
andare al lavoro, accompagnare i bambini a scuola, fare la spesa, spostarsi per commissioni o altro.
Ciclomobilisti è anche il nome di un gruppo che ho fondato insieme alcuni amici con cui ho condiviso speranze, azioni e qualche risultato.
Il fastidio dei non ciclisti
E’ un retaggio storico, dovuto in parte ai ciclosportivi che viaggiavano in gruppo sulle strade extraurbane, all’ignoranza in merito a quanto previsto per le bici nel CDS, che unito al totale non rispetto dello stesso completa in quadro.
Tre cose su tutte:
1. molti pensano che le bici non possano circolare su strada
2. molti pensano che sia vietato ai ciclisti circolare affiancati, è vero solo su strade extraurbane
3. molti non sanno che suonare il clacson è vietano a meno di gravi situazioni di pericolo
Ma dopotutto anche i pedoni sono un fastidio per chi gira con i mezzi a motore.
I 5 stelle a Roma si sono presentati, tra l’altro, come i paladini della mobilità sostenibile ed hanno avuto la maggioranza assoluta, la più alta mai raggiunta da un singolo partito (a parte forse solo la DC che però aveva le correnti), si presume votati anche dai non ciclisti.
L’errore principale è stato non ripristinare immediatamente la legalità in strada, con tolleranza zero verso chiunque (perché il problema non è solo il mezzo ma la “capoccia”).
Io ho sempre paragonato questa attività preventiva al cannoneggiamento delle coste francesi preparatorio allo sbarco in Normandia (multe salatissime, rimozioni, sequesti, ecc.), prima di far sbarcare le truppe (risistemazione urbana, piste ciclabili, isole pedonali ecc.).
Finché ciascuno si sente libero di attraversare dove vuole, passare con il rosso, lasciare il mezzo parcheggiato in divieto, non rispettare il limite di velocità e la distanza di sicurezza non se ne esce.
Anzi la tolleranza ha prodotto una sorta di usucapione personale dello spazio/strada, chi acquista un’automobile crede di avere diritto al parcheggio ed all’uso incondizionato dell’auto, qualunque ostacolo a questo viene considerato “inutile” “dannoso” “anacronistico”.
Inoltre l’uso della bicicletta e quindi l’utilizzo delle ciclabili “è un’opportunità non un obbligo”, io lo chiamo diritto.
strumentalizzazioni e scontri politici
Le ciclabili erano previste dal Piano Quadro approvato all’unanimità dall’Assemblea Capitolina (quindi tutti: maggioranza ed opposizione) durante l’amministrazione Alemanno, fu poi portato avanti (cambiando i nomi ma non la sostanza) da Marino ed ora dalla Raggi.
(qui trovate molta storia: link)
I lavori per la Ciclabile Nomentana e per la bike lane Tuscolana sono partiti prima del COVID, ma avendo il governo (M5S + PD), a seguito della pandemia, sbloccato fondi e modificato regole, oltre ad avere introdotto il “bonus bici” è chiaro che c’è stata un’accelerazione.
Quindi i politici che cascano dal pero dimostrano di non conoscere l’amministrazione capitolina, di non essere amministratori illuminati e di cercare voti sobillando, per non parlare poi dei giornalisti che ovviamente cercano sempre “uomo morde cane”.
Specialmente quelli del PD (che la destra si sapeva già) stanno aggregando sui social un movimento di odio verso le piste ciclabili e di conseguena contro i ciclisti. Moltro preoccupante.
Effettivi problemi delle ciclabili
L’Italia è il paese delle mille leggi e regolamenti, della burocrazia, del compromesso che non aggiusta nulla, ma compromette le opere.
Fin dalle prime realizzazioni c’è stato un problema di assenza di buonsenso nella realizzazione delle ciclabili, ma da una parte i “tecnici” inflessibili e dall’altra il non voler disturbare il traffico automobilistico ha generato realizzazioni sbagliate e soprattutto “attaccabili” da chi non le vuole proprio.
La Tevere sul piano banchina aveva senso nel ‘90 ed lo ha ancora per i turisti (anzi lo ha sempre di più), ma per chi la usa tutti i giorni ci sono due grossi handicap, uno invernale (piene del tevere e fango) ed una estiva l’estate romana. Inoltre la difficoltà a scendere e risalire in superficie dovuta ad accessi obbligati ne limita l’utilizzo.
La Colombo l’abbiamo “accompagnata” noi frequentatori di RomaPedala durante la realizzazione segnalando migliorie e problemi, collaborando con i tecnici.
Anche ora si vedono problemi, non certo però quelli che secondo i detrattori giudicano inutili e pericolose le ciclabili di tipo bikelane, che per noi invece sono pregi (link).
I problemi attuali sono connaturati alla natura “transitoria” il cui significato è quello di iniziare a tracciare più percorsi possibili abituando la popolazione alla presenza di queste infrastrutture, in pratica hanno provato sul campo, prima di realizzare le opere strutturali (protezioni, spostamento tombini, scalini/cicli ecc.), perché Roma ha una varietà infinita di strade con caratteristiche divere.
Anche qui c’è chi come i ciclomobilisti ha inteso segnalare le anomalie per migliorarle, e quelli che sono contrari (in malafede) per denigrarle.
Dice “sono strisce di vernice” ma perché le strisce pedonali come sono fatte, i parcheggi come sono delimitati, gli stop/precedenze, le corsie preferenziali e di emergenza ?
La striscia di vernice è un “presidio” del codice della strada e va rispettato e fatto rispettare a TUTTI.
Bisogna migliorarle e fare in modo che TUTTI rispettino il codice della strada.
Il boom dei ciclisti
I percorsi vecchi e nuovi scoperti via internet (link), la pandemia che ha ridotto la possibilità di circolare in auto ed a piedi, il bonus bici, tutte queste cose hanno prodotto un aumento dei ciclisti, vistosissimo la domenica, dove gruppi sempre più numerosi e con bambini al seguito si spostano in lungo ed in largo per la città, peraltro molto trafficata anche nei festivi.
Nel quotidiano, non siamo ancora alla massa critica, ma è cresciuto il numero di coloro che usano la bici per andare al lavoro, accompagnare i figli a scuola, fare la spesa, spostarsi ecc.
Il fatto di non farci caso è anche dovuto alla diversa diffusione del traffico ciclistico, che usa spesso anche tratti non canonici attraversando parchi, attraversando a piedi laddove è contromano, ed usando i marciacicli (link)
Conclusione.
Ci sarebbe da scrivere un libro per raccontare e spiegare meglio, ma di fatto c’è una tendenza in atto in tutta europa e nel mondo occidentale (vedi New York, San Francisco ecc.) che porta a considerare l’utilizzo di un mezzo alternativo accessibile ai più (costi, flessibilità, intermodalità) e finalmente ridare la dignità ed i diritti che spettano a chi decide di usarlo.
Concludo con questa provocazione: O le ciclabili o parità totale bici/auto nel CDS
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